Paolo Pastorino nasce a Savona, figlio d’arte si avvicina presto al mondo della pittura e alla ceramica..

Gran parte della sua formazione artistica è legata agli anni trascorsi nella fabbrica di ceramiche d’arte di famiglia, dove viene a contatto con maestri come, Luigi Valerisce..

Conosciamolo meglio attraverso le sue risposte alle nostre domande:

Il tuo primo contatto con l’arte?

Io ci sono nato letteralmente nell’arte nel vero senso della parola, i miei genitori infatti erano artisti ( mio padre mastro torniante e mia madre pittrice ) con una propria fabbrica di ceramiche tradizionali ad Albisola negli anni 60.

Già da piccolo ho avuto modo di venire a contatto con gli artisti che frequentavano la fabbrica in quegli anni, è probabilmente osservando con curiosità quei personaggi a volte anche un po’ matti mentre realizzavano le loro opere, ho inconsciamente appreso un’enorme bagaglio culturale e tecnico che mi hanno portato a trovare la strada che oggi percorro.

 

Quando hai capito che l’arte sarebbe diventata da passione a professione?

Direi dai dal dodicesimo anno di età, in quel periodo infatti i miei giravano molto le fiere di arte e ceramica in giro per l’Italia e in alcune occasioni oltre la loro produzione classica portavano anche le mie sculture.

Per mia fortuna queste venivano sempre vendute e grazie a questi episodi la voglia di creare nuove sculture e sempre maggiore.

All’età di ventidue anni decisi di sperimentare l’aerografo e avviai una vera e propria professione nella quale realizzavo caschi, serbatoi di moto, surf per amici e clienti i quali apprezzavano molto i miei lavori.

Ovviamente questa startup era sempre affiancata agli studio universitari anche se di altrogenere.

 

La tua prima opera?

La mia prima opera risale all’età di tre anni, quando realizzai la mia prima scultura in ceramica dal titolo “Magu” un personaggio somigliante ad un budda con un lungo cappello a punta, probabilmente quello che volevo ricreare era un personaggio dei cartoni animati dal nome appunto di “magu”, sinceramente ero troppo piccolo per ricordare ma ho ancora quell’opera in casa e me la tengo ben stretta.

 

Per fare arte , bisogna averla studiata?

Per quanto mi riguarda l’arte l’ho sempre avuta nel sangue, nessuno mi ha mai insegnato nulla sia per quanto riguarda le arti visive che quelle scultoree, a scuola ricordo che i miei compagni di scuola rimanevamo meravigliati dai disegni che facevo e mi chiamavano gia “artista”.

Fin da piccolo quello che facevo era seguire con molta attenzione e curiosità sia i miei genitori mentre lavoravano che gli artisti che frequentavano la fabbrica, devo dire che sono stato molto fortunato perché l’arte l’ho vissuta a trecentosessanta gradi.

Al contrario di cosa si potrebbe pensare i miei veri studi furono da perito elettronico ed ingegnere microelettronico, i quali mi hanno aiutato parecchio per implementare la mia arte con le nuove tecnologie ( grafica CAD, stampa 3D, etc etc ).

Devo dire che da adulto ho approfondito la mia cultura sulla storia dell’arte e in particolare degli artisti contemporanei, secondo me non si finisce mai di imparare.

 

Come scegli cosa ritrarre ?

A parte gli anni in cui ero piccolo, normalmente quello che cerco di mettere nella mia arte è comunicare tutte quelle situazioni e sensazioni dove ricordano degli anni passati assume un ruolo molto importante, in particolare cerco di mettere un ponte di collegamento tra il presente è il passato ( generazioneX ) ovvero un ritorno agli anni 80 e 90 dove le opere sono la personificazione di un infanzia che come nel “fanciullino” del Pascoli, cerca tramite l’opera d’arte di palesare il bambino interiore capace di meravigliarsi anche per le piccole cose.

 

Perchè la ceramica in Italia fa ancora fatica ad essere considerata Arte?

Secondo me, e provenendo da un luogo in cui la ceramica la fa da padrone ( Albisola ), questa è vista come un oggetto d’arredo fine a se stesso, molto bello, prezioso e con un storia, per quando ricordo mio padre mi raccontava che ad Albisola qualcosa cambiò solo intorno agli anni ’60 quando questa fu frequentata da artisti molto famosi come Lucio Fontana ( con i sui spazialismi ), Jorn, Lam, Piero Manzoni, Futuristi , etc etc dove il mezzo ceramica assumeva un ruolo diverso dal classico arredo, ben si utilizzata come mezzo per comunicare la propria arte.

Girando per le vie di Albisola e comuni limitrofi non è difficile imbattersi in opere stupende di Fontana, Leoncillo, Manzoni e tanti altri, è un vero e proprio museo a cielo aperto.

Un aneddoto che ricordi con il sorriso ?

Sicuramente anche il piu buffo fu quando da piccolino, avrò avuto all’incirca 4 anni, scorrazzando nella fabbrica dei miei ( come facevo solitamente invece di frequentare l’asilo ) ad un certo punto inciampai in una vasca colma di maiolica ( è uno smalto bianco composto da vetro polverizzato che cotto a 950 gradi rende le ceramiche vetrose ) e ne uscii fuori totalmente imbiancato e fradicio.

Si può dire che li ebbi il mio battesimo dell’arte ceramica.

 

Se potessi incontrare un artista del passato , chi e cosa gli chiederesti?Sicuramente il mio sogno sarebbe incontrare Lucio Fontana e sicuramente avrei moltissime domande da fargli, è difficile dover sceglierne solo una, forse quella che potrei fargli e qual è stata la svolta per la quale ha teorizzato il suo concetto di “Spazialismo”

 

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti ?

Sicuramente gli consiglierei di non frequentare gli studi universitari ma buttarsi a capofitto nell’arte e dato che nell’anno duemila i miei chiusero la storica fabbrica di ceramiche per ritirarsi in pensione, gli consiglierei di proseguire il proprio istinto e le proprie passioni magari modernizzando quella stessa fabbrica che per 26 anni fu la mia vera università artistica.

Su questo, con il senno di poi, un pò di rimpianto ce l’ho.

 

Quanto conta la comunicazione ?

La comunicazione è un elemento fondamentale, la mia arte e le mie opere si basano su quello che voglio far arrivare ai fruitori delle opere, e anche la comunicazione mediatica è per la maggior parte il mezzo che permette di arrivare ai miei potenziali collezionisti.

Grazie al mie conoscenze di informatica e utilizzo di programmi di grafica riesco a supportare in autonomia tutto quello che è la comunicazione, sia pubblicitaria che informativa e devo dire che riveste un importanza assoluta.

 

Che differenza c’è, nella percezione dell’arte tra Italia e estero?

Per quel che riguarda la corrente artistica a me piu vicina la new-pop e in particolare la ToyArt, all’estero ha sicuramente una diffusione maggiore rispetto all’Italia, anche se in questi ultimi anni si sta assistendo ad una assimilazione maggiore sia degli artisti che del pubblico a questo tipo di arte.

 

Cos’è per te l’arte?

L’arte per me è un concetto semplice, l’arte è la capacità di comunicare la mia personalità e le mie emozioni a chi mi circonda e fruisce delle mie opere, nella mia città con i miei colleghi ci sono sempre discussioni su cosa sia l’arte e quale sia la differenza tra arte e artigianato, molte volte ci si scontra pure con accese discussioni, per quello che mi riguarda il vero significato di fare arte lo si capisce solo studiando a fondo chi dell’arte ne ha fatto uno stile di vita.

 

Cosa ti aspetti da un curatore ?

Il curatore secondo me deve essere la persona che mi rappresenta, e deve farlo in maniera semplice ma allo stesso tempo deve far capire a tuttotondo il perché della mia arte.

A volte mi capita di seguire qualche video dove dei curatori improvvisati si riempiono la bocca di parole e termini ricercati per descrivere quel quadro o quella composizione, creando nel pubblico una reazioni attonita che per non fare la figura di non aver capito nulla, fingono apprezzamento.

Ecco quello è per me quello che il curatore non dovrebbe essere.

Il curatore deve mettere un ponte di comunicazione tra l’opera e il fruitore, questo in maniera chiara e semplice sia relazionando verbalmente il concetto dell’artista che costruendo l’ambientazione più adatta.

 

Cosa chiedi ad un Gallerista ?

Il gallerista secondo me è una parte importante per il lato commerciale e mediatico della mia arte, è lui che si interfaccia con i collezionisti, quello che chiederei è di essere onesti e fare gli interessi per entrambe, ma direi che a parte qualche caso i galleristi che mi rappresentato al momento sono persone molto competenti.

Il gallerista in primi deve essere anche un amico, perche è solo cosi che si capiscono le esigente per entrambe le parti.

 

Quanto contano per te la luce e il colore?

Ti posso rispondere con la domanda stessa, le mie opere sono fatte di luce e colore.

Le mie opere si ispirano agli anni della generazione X, periodo in cui si rivoluziona il concetto di arte e design nella forma e nel colore, le livree delle mie opere sono a campitura ampie di colori accesi, talune addirittura sono specchiate al fine di moltiplicare la luce per chi le osserva.

Quando nella mia testa penso ad una nuova opera, a parte la forma, il colore ricopre un ruolo molto importante e non è casuale ma deriva da un’accurata valutazione che fa uso in gran parte della teoria del colore, tutto questo perchè secondo il mio pensiero chi fruisce delle mio opere deve rimanere emozionalmente colpito, e l’unico senso che, nelle opere d’arte può valutare la nostra mente, è la vista, ovvero l’unico nostro organo capace di percepire la variazioni di onde elettromagnetiche in intensità e frequenza e di stimolare il nostro cervello, ovvero la luce e il colore.

Grazie Paolo , davvero interessante leggere le tue risposte

Alessio Musella

https://www.artandinvestments.com/arte/alessio/paolo-pastorino-tra-tecnica-e-tradizione/